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Compostela, Iberica e Mediterranea camminano insieme

Fr. Superiore Generale autorizza il processo di confluenza delle tre provincie maristi Lettera degli Fratelli Provinciali ai fratelli e laici delle provincie maristi di Compostela, Iberica e Mediterranea: Carissimi Fratelli e Amici: Con gioia e fiducia nel futuro, ti inoltriamo in allegato la lettera del fr. Ernesto Sánchez, Superiore Generale, alle provincie de Compostela, Iberica y Mediterranea. Il Consiglio Generale approva la proposta inviata dai tre Consigli Provinciali ad iniziare, a partire da quest’anno, un processo di convergenza tra la Provincia di Compostela, Iberica e Mediterranea con la finalità di una riconfigurazione canonica che ci porterà ad essere un’unica Provincia dal 2028. C’è qualcosa di nuovo che sta prendendo piede nell’Istituto. Il XXII Capitolo generale ci ha invitato a diventare una famiglia carismatica globale, che promuove le varie espressioni della vita marista nella diversità e che agisce come un unico corpo. Concretamente, quando stabilisce alcuni principi e ci propone dei percorsi, ci impulsa dal punto di vista del governo delle Provincie a “continuare con i processi di regionalizzazione e a promuovere la collaborazione interregionale, con la finalità di costruire un corpo globale con strutture agili, semplici e partecipative”. Come ben sapete, in Europa negli ultimi anni ci siamo sforzati ad accogliere la diversità, costruire un’identità comune, approfondire il senso di appartenenza e sognare strutture partecipative. Ad oggi, siamo impegnati in un processo di riconfigurazione rispetto alla vita e missione marista in Europa, e non solo nelle nostre Provincie. Infatti, da una parte l’Hermitage ha cominciato da pochi mesi un percorso di riconfigurazione con la provincia dell’Europa Centro Ovest e si sono definiti come un’unità canonica (Provincia dell’Hermitage) e un Distretto (Europa Centro-Ovest). Dall’altra, Compostela, Iberica e Mediterranea hanno trovato molti punti comuni e di convergenza. Nel corso degli anni, la vicinanza geografica, socio-culturale, e la sinergia in tanti ambiti di lavoro comune, hanno favorito una convergenzanaturale in tanti aspetti della vita e missione marista: animazione dei fratelli, pastorale giovanile e vocazionale, formazione, itinerari vocazionali, laicato… sono alcune delle dimensioni in cui siamo sempre più simili e che evidenziano un percorso naturale di integrazione. Da molto tempo, soprattutto a partire dalla Conferenza Generale del 2022, i Consigli Provinciali e il Consiglio regionale dell’Europa stanno approfondendo tutte le sfaccettature della riconfigurazione della vita e missione marista in Europa. Con questa lettera vogliamo condividere alcune di queste riflessioni di fondo e quali passi cominceremo a dare: Interpretiamo questa decisione come un segno dello Spirito che ci impulsa adavanzare insieme, a mettere a frutto queste sinergie e ad essere audaci per crearequalcosa di nuovo e dare VITALITA’ E SOSTENIBILITA’ a questa parte d’Europa. Non abbiamo la pretensione di avere tutto chiaro e bene definito fin dai primi passi. Il cammino sarà tracciato insieme, progetteremo le varie tappe con un serio lavoro di gruppo, con incontri, Fratelli e Laici delle tre Provincie. Abbiamo già programmato un incontro dei tre consigli provinciali ad Alcalà de Henares nei giorni 28 e 29 di settembre 2024. Dopo questa riunione ci impegniamo a condividere con tutti voi una proposta concreta e precisa del percorso per raggiungere l’obiettivo di formare una sola Provincia dal 2028. Siamo al lavoro anche per una nuova formulazione della MRE (Marist Region of Europe), che logicamente, avrà una struttura diversa. Immediatamente ci metteremo in contatto con tutti i membri dei gruppi di lavoro in vigore per discernere insieme i passi successivi. Vi invitiamo a godervi di questa fase storica che ci tocca vivere. Ringraziamo Dio per la vocazione marista, che ci unisce e ci invita a tracciare creativamente percorsi di fraternità. Siamo consapevoli delle difficoltà insite nel processo di riconfigurazione, ma siamo disponibili a viverlo come una sfida e un’opportunità. Siamo entusiasti e abbiamo fiducia nel futuro che ci aspetta. Che bello sarebbe se tutti potessimo vivere questa fase con uno sguardo di fede e speranza imperniato nel buon Dio che accompagna la nostra storia: “Se il Signore non costruisce la casa…”. Vi chiediamo un piccolo sforzo perché ciò che sta nascendo abbia il giusto vigore ed entusiasmo. La Buona Madre ci accompagni nel nostro cammino. Fr. Máximo Blanco Morán Fr. Abel Muñoz Gutiérrez Fr. Aureliano García ManzanalProvinciale della Compostela Provincial della Iberica Provinciale della Mediterranea Lettera del Fr. Superiore Generale

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Agli educatori delle opere sociali della Provincia Mediterranea (Lettera Aperta VI)

CON LA LUCE NEGLI OCCHI E LE SCARPE INFANGATE “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo,rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?Allora la tua luce sorgerà come l'aurora”.  (Is. 58, 6-8) Agli educatori delle opere sociali della Provincia Mediterranea Il 27 marzo 2020, appena tre anni fa, abbiamo assistito ad un evento insolito che è ancora impresso nei nostri occhi anche se ormai fa già parte della storia recente del Vaticano e del mondo. Era il venerdì della quarta settimana di quaresima e Papa Francesco, da solo, ha attraversato la piazza deserta e bagnata dalla pioggia. Ha salito i gradini della Basilica di San Pietro fino a raggiungere l'atrio del tempio. Da lì ha impartito una straordinaria benedizione "urbi et orbi" al mondo colpito dal coronavirus. "Con la tempesta – ha detto -, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l'appartenenza come fratelli". Mi è sembrato opportuno iniziare questa lettera ricordando quel momento ed evocare quell'immagine potente, consolante e profetica di quella serata piovigginosa. Con voce ferma e tenera allo stesso tempo, Francesco ha ricordato al mondo che «nessuno si salva da solo» e che «su questa barca ci siamo tutti». Ispirato da questa immagine, oggi mi rivolgo a voi con una lettera aperta. Come quelle che ho scritto precedentemente, la indirizzo a tutta la provincia, ma in questa occasione, in modo speciale, la dedico agli educatori e alle educatrici delle nostre opere sociali. È un'occasione per esprimervi la mia gratitudine per il lavoro che svolgete e, soprattutto, per la testimonianza delle vostre vite. La bomba della povertà La povertà ha molte facce. La possiamo vedere vicino a noi, nei luoghi dove lavoriamo e nei quartieri in cui viviamo, ma anche nei paesi lontani dove la vita quotidiana diventa un esercizio di sopravvivenza continua e dolorosa. Sono volti di uomini, donne e bambini penalizzati dal dolore, dall'emarginazione, dalla mancanza di servizi sanitari, dalla malnutrizione, dalla privazione della libertà e della dignità, dalle migrazioni forzate, dalla mancanza di lavoro, ecc. Sono volti concreti, esseri umani, persone che hanno un nome. Nessuno di noi è all'oscuro di questa triste realtà. Nelle nostre scuole ogni giorno prestiamo attenzione a centinaia di bambini che presentano diversi tipi di carenze che, in molti casi, condizionano la loro crescita e ipotecano il loro futuro. Nelle nostre opere sociali ci sforziamo di aiutare i bambini e i giovani immigrati che soffrono la solitudine e lo sradicamento, rafforziamo con il sostegno scolastico i bambini che provengono da ambienti non protetti o con scarse risorse, e sviluppiamo progetti finalizzati all'inserimento lavorativo dei giovani a rischio. Voi, cari educatori ed educatrici, conoscete in prima persona tutti questi drammi e dedicate il meglio di voi stessi per guarire queste ferite e alimentare sogni di un futuro migliore. La "Lettera da Aleppo, n. 42" descrive la situazione disperata della città e parla della "bomba della povertà", che è peggiore della guerra. Si tratta di una vera e propria bomba che, in diverse forme ed espressioni, minaccia la vita degli esseri umani in tutto il mondo. Noi, seguaci di Gesù, ci sentiamo chiamati a disattivarla. Dalla nostra fede in un Dio fatto povero e sempre vicino agli esclusi, l'impegno per lo sviluppo integrale verso i più abbandonati non è facoltativo: fa parte della nostra essenza, del cuore stesso del nostro essere cristiani. Potremmo dire che la nostra missione, radicata nella fede della Chiesa, è quella di disinnescare la bomba della povertà e contribuire con la nostra vita alla costruzione di un mondo più umano. Un materasso per Berlier. La solidarietà non è una moda del nostro tempo, né può diventare un'esibizione della nostra bontà. È piuttosto un modo di vivere che scaturisce dal Vangelo e anche dalle nostre origini mariste. "La sensibilità di Marcellino Champagnat di fronte ai bisogni e alle sofferenze della gioventù del suo tempo ci incoraggia a rispondere alle sfide emergenti che l'umanità deve affrontare oggi". (Cost. 59) Desidero condividere con voi due momenti della vita di Marcellino Champagnat e dei primi fratelli. Penso che siano significativi. Il primo è raccontato sia dal fratello Jean Baptiste Furet che dal fratello Avit, entrambi cronisti delle nostre origini mariste. Il fatto avvenne nel gennaio del 1825, pochi mesi prima che la comunità di La Valla si trasferisse all'Hermitage. Marcellino era in viaggio e, al suo ritorno, un fratello gli racconta il caso di un giovane gravemente malato di Le Bechat che dorme sulla paglia, quasi nudo e senza coperte, in pieno inverno. Sembra essere affetto di qualche tipo di disturbo mentale e non permette nemmeno alla madre di avvicinarsi a lui, perché sostiene che lo vuole avvelenare. Stiamo parlando del giovane Berlier. La reazione di Marcellino è immediata: come è possibile che i fratelli abbiano atteso il suo ritorno per porre rimedio ad una situazione del genere? Lui stesso si mette in viaggio e va a trovare il giovane Berlier. Dopo un primo incontro in cui tenta di calmarlo e confortarlo, Marcellino chiama l'economo e dà l'ordine di portargli un materasso, delle lenzuola e delle coperte. Ma in casa non c'erano materassi in più e allora, senza esitare, decide di portargli il suo. La storia continua, ma io preferisco fermarmi qui. Quante volte ci perdiamo in progetti, programmazioni e piani strategici e finiamo per non dare risposte concrete alle necessità del nostro ambiente? Spesso le nostre decisioni sono politicamente corrette, sono programmate ed hanno il consenso di tutti. Ma ci sono situazioni che non possono aspettare un consenso. Penso che Champagnat si sarebbe indispettito più di una volta con alcuni di noi per lo stesso motivo per cui reagì, quel giorno di gennaio del 1825, con i fratelli della comunità di La Valla. Dobbiamo dare priorità al cuore. Siamo disposti a rinunciare al nostro materasso quando l'altro ne ha più bisogno di noi? Jean Baptiste Berne, l'orfano che incontrò un padre La seconda storia inizia con Jeanne Berne, una giovane donna con problemi di salute che viveva in estrema povertà. Celibe, ma nel 1811 nacque suo figlio Jean Baptiste Berne. Anche se in seguito si sposò, il figlio non fu mai riconosciuto dal marito e per questo portava il cognome della madre. Per molto tempo Marcellino la aiutò finanziariamente e la accompagnò spiritualmente. Gli portava cibo, vestiti e legna da ardere. Ma l'inverno del 1820 fu particolarmente duro e Jeanne morì. Lasciava Jean Baptiste di 9 anni il cui futuro era decisamente incerto. Marcellino lo accolse immediatamente nella scuola per interni dei fratelli, ma da quel momento iniziarono i problemi per la comunità. Era un bambino problematico, aggressivo e incapace di sottostare a qualsiasi regola. Scappava spesso. I fratelli le tentarono tutte, ma non riuscirono ad ottenere nulla al punto che chiesero a Marcellino di espellerlo. Ma Marcellino chiese ai fratelli di pazientare ancora e di fare un ultimo sforzo. Alla fine, qualcosa accadde nel cuore di quel ragazzo. A poco a poco Jean Baptiste cominciò a cambiare. Crebbe sotto tutti i punti di vista, correggendo i suoi modi di fare e controllando il suo carattere. Si sentiva a casa. Tanto che chiese di diventare fratello. Fu accettato nel noviziato e indossò il famoso abito blu che ancora oggi ricordiamo come qualcosa di caratteristico di quel tempo (da qui il nome di "Maristi Blu" ad Aleppo). Emise i voti nel 1828 e prese il nome di fratello Nilamon. Questa è la storia di Jean Baptiste Berne, l'orfano che trovò un padre nella persona di Marcellino. Solo due anni dopo, nel 1830, si ammalò e morì come fratello Marista felice ed esemplare. Sono sempre stato colpito da questa storia di fede incrollabile nell'essere umano. Rende visibili due degli aspetti più genuini delle nostre origini e del nostro modo di definirci educatori: la pedagogia della presenza e il lavoro instancabile. Ma, soprattutto, ci ricorda un educatore dalla sensibilità straordinaria che ha saputo vedere un fratello in un bambino orfano e disadattato. Con la luce negli occhi e le scarpe infangate Vi ho ricordato queste storie volgendo lo sguardo con un occhio alle nostre origini e con l'altro alla realtà attuale di ciascuna delle nostre opere sociali. Attraverso il vostro lavoro educativo continuiamo a scrivere la storia di centinaia di bambini e ragazzi abbandonati che, grazie alla vostra sensibilità e al vostro impegno, possono guardare il futuro con speranza. Vorrei potervi trasmettere un messaggio di incoraggiamento e di sostegno. Continuiamo a coltivare i nostri sogni migliori attraverso la Fondazione Marcellino Champagnat, la Fondazione Siamo Mediterraneo, l'ONG Sed, ogni nostra opera educativa e ogni altra iniziativa che favorisca lo sviluppo della nostra missione. Una missione che non sarà mai completa se non viviamo in profondità la spiritualità da cui nasce. Nell'Assemblea provinciale del 2015 abbiamo coniato un'espressione che è diventata il titolo delle conclusioni a cui siamo giunti: "Con lo scintillio negli occhi ed il fango nei piedi". Abbiamo fatto riferimento alla spiritualità che animava Marcellino all'inizio della sua missione a La Valla. Lo scintillio negli occhi rifletteva la sua passione per il Vangelo e il desiderio di condividerlo. Allo stesso tempo, lo abbiamo immaginato con i piedi nel fango, impegnato con i bambini e i giovani più bisognosi. Sempre pronti a disinnescare la bomba della povertà e della solitudine. Anni dopo, precisamente il 7 ottobre 2019, l'Istituto pubblicava il documento "DOVE TU ANDRAI. Regola di vita dei Fratelli Maristi". E nel numero 81 si legge la stessa espressione anche se riferita a Maria: “Come Maria, cammina con la luce negli occhi e le scarpe infangate. Lei ti invita a spostarti verso altre frontiere.” Questo è il mio desiderio, ma anche la mia preghiera, quando oggi penso a ciascuna e a ciascuno di voi. Grazie! Fr. Aureliano García Manzanal Alicante, 27 marzo

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Ai fratelli anziani della Provincia Mediterranea (Lettera Aperta V)

CONTINUERAI A DAR FRUTTO « I miei occhi hanno visto il tuo Salvatore;lo hai posto davanti a tutti i popolicome luce per illuminare le genti» (Lc. 2, 30-32) Ai fratelli anziani della Provincia Mediterranea Come ogni due febbraio, anche oggi celebriamo la giornata della vita consacrata. In questa occasione, il messaggio scelto evoca il movimento e un viaggio di speranza.  Inizia con un verbo al gerundio che indica un’azione già in corso come essenza di un processo che non finisce mai: “Camminando nella speranza”. È un invito implicito a confidare nel Dio che dà senso alla nostra vita e ad approfondire la chiamata che ci ha messo in cammino tanti anni fa. Vi invito a celebrare questo giorno con un senso di gratitudine e nel contesto dell'Anno delle Vocazioni Mariste. Naturalmente, quando penso ai due eventi appena citati, penso a tutti i fratelli. Ma oggi vorrei rivolgermi a voi, cari fratelli anziani, in un modo molto speciale. Vi spiego perché. Molto spesso penso alla mia vocazione come a un dono, a un’eredità che continua a essere trasmessa e tramandata di generazione in generazione. A questo proposito, trovo eloquente la parabola dei talenti: ciò che viene dato in dono acquista dinamismo e vitalità quando viene valorizzato e moltiplicato. È a questo che avete dedicato la vostra vita, fratelli. E continuate a farlo. Noi che, data la nostra età, veniamo dopo di voi, abbiamo ricevuto il testimone da voi: Come non sentirci grati se ci avete trasmesso l’essenza di una vocazione che sta segnando definitivamente la nostra vita? Sono consapevole dei vincoli e dei limiti che comporta l’invecchiamento. Con il passare degli anni, sentiamo il nostro corpo indebolirsi e la nostra vitalità mentale e la nostra memoria diminuire. Senza chiudere gli occhi di fronte all’evidenza, vorrei soffermarmi su un'altra realtà altrettanto innegabile: la vecchiaia è una benedizione, un segno visibile della bontà del Dio che è fonte di vita e di vita in abbondanza. È un’ulteriore tappa del nostro cammino vocazionale ed è anche il luogo in cui siamo chiamati a crescere spiritualmente e a continuare a portare frutto. Marcellino Champagnat, nella sua determinazione a seguire Gesù, stava delineando uno stile di vita che prese forma nella prima comunità marista di La Valla. Da quell’umile casa in rovina a oggi, il carisma marista si è moltiplicato ed evoluto. Ci avete consegnato questa eredità, arricchita dalle vostre vite e dalla vostra visione del mondo. Questa è la logica di Dio presente nella storia umana che, come nella parabola dei talenti, richiede sempre una dinamica di crescita. Camminare nella speranza La liturgia di oggi, festa della Presentazione del Signore, ci presenta Simeone come emblema di speranza. Con il passare degli anni, l’anziano vide aumentare il numero di cicatrici sul suo corpo e accumulare nella sua anima altre delusioni e disillusioni. Ma non perse mai la speranza di realizzare i suoi sogni fino a quella mattina in cui, prendendo il bambino in braccio, esclamò: “I miei occhi hanno visto il tuo Salvatore” (Lc 2,30). Quando il bambino e l’anziano sono nella stessa immagine, il futuro inizia a scorrere naturalmente e la speranza diventa una compagna regolare lungo il cammino. Così è per l’eredità della vocazione marista. Armonizzare il nostro passato con il nostro presente ci apre a un futuro nuovo e arricchente. E qui voi, fratelli anziani, avete molto da offrire. Come Simeone, se accogliamo tra le nostre braccia e nel nostro cuore il nuovo che nasce, scopriremo un altro modo di vedere le cose e potremo esclamare: “I miei occhi hanno visto il tuo Salvatore!”. Viviamo in una società che mitizza la gioventù e il tempo presente. Come Peter Pan, non vuole essere adulta e nasconde le rughe come se non fossero una genuina espressione della bellezza di una vita matura. È questo quello di cui tratta il libro “Convertire Peter Pan. Il destino della fede nella società dell’eterna giovinezza”, di Armando Matteo. Io ce l'ho in italiano e non so se è tradotto in altre lingue. L’ultimo paragrafo del libro recita: “È la nostra gioia l’antidoto e il vaccino contro l’individualismo radicale che affligge e crocifigge il mondo di oggi. È la nostra gioia di adulti e di credenti, felici di esserlo, la mossa giusta per convertire Peter Pan dalla sua illusione di un solitario godimento infinito. In verità, solo chi ama gode, solo chi sa rendere felice gode, solo chi dà gode”. Aperti alla novità Proprio due anni fa, la Pontificia Accademia per la Vita ha pubblicato un documento dal titolo davvero suggestivo: “Vecchiaia, il nostro futuro”.  È un’interessante riflessione sulla situazione degli anziani dopo la pandemia e sul loro prezioso contributo alla società. Dopo averlo letto, è facile capire che la vecchiaia e la novità non devono per forza essere in contrasto. Ognuno dei nostri Capitoli Generali, Capitoli Provinciali e Assemblee sono eco di nuove chiamate e ci ricordano che il carisma e la vocazione marista sono realtà dinamiche, in evoluzione e in continua crescita. Negli ultimi anni abbiamo sentito espressioni come: famiglia globale, fari di speranza, case di luce, internazionalità, comunità miste e intercongregazionali, rispondere con coraggio ai bisogni emergenti, comunità di animazione del carisma, costruttori di ponti, ecc. Essere aperti alle novità è anche un segno di maturità. La maturità di chi sa che non tutto è stato scoperto, che non tutto è stato detto, che la pienezza non si raggiunge solo con i nostri contributi, che la rivelazione del Dio della storia è ancora in corso. Essere aperti alla novità, cari fratelli anziani, è un contributo prezioso che potete dare alla Provincia Marista Mediterranea.  Vocazione di fratello Dal 20 maggio 2022 celebriamo l’Anno delle vocazioni mariste. Chiuderemo ufficialmente il 6 giugno 2023. In tutto l’Istituto, e anche nella nostra Provincia, abbiamo lanciato numerose iniziative volte a “curare e generare la vita marista”. Ognuno di noi, nella sua situazione personale, può contribuire ad avvicinarsi a questo obiettivo. Siamo tutti chiamati a partecipare a questo sforzo comune e a dare energia alla vocazione marista in senso lato. D’altra parte, nel nostro ultimo Capitolo Provinciale è emersa la priorità di rafforzare la pastorale vocazionale e in particolare la vocazione alla vita consacrata. Lo abbiamo espresso così: “Risvegliare nei giovani la vocazione del fratello”. E abbiamo parlato di impegnarci per una vita comunitaria accogliente, di provocare incontri profondi con le persone e soprattutto con i giovani, di preghiera, di fare proposte concrete e trasformanti in questo ambito. Stiamo dedicando persone, equipe e tempo a questa priorità. Ogni comunità e ogni fratello è chiamato a dare il meglio di sé. A questo punto, credo che siamo tutti consapevoli che la migliore pastorale vocazionale è l'esempio della nostra vita. Mi avete sentito dire che non credo ci sia niente di più stimolante per un giovane che incontrare un anziano felice e condividere con lui. I social media sono pieni di esempi che lo confermano. Sono numerosi i casi di video e storie di persone anziane che sono diventate virali su Internet perché trasmettono autenticità e diffondono la loro felicità, oppure perché svolgono compiti o progetti pieni di energia e vitalità. In un certo senso, un fratello anziano felice è la conferma di una vita piena, di una vocazione autentica e significativa. Non è forse proprio questo che i giovani cercano? La vostra vita, fratelli, è chiamata a generare nuova vita. Possiamo trovare il modo di condividere di più con i giovani, in modo naturale e semplice? Continuerete a dare frutti Il Salmo 92 ci invita a una speranza radicata nel Dio dei disegni profondi. È bene ringraziarlo, proclamare al mattino la sua lealtà e alla sera la sua fedeltà. Confidando nella sua promessa, il giusto fiorirà come una palma, come un cedro del Libano, e nella sua vecchiaia continuerà a dare frutti. Questo è il tempo della speranza e della fede. Sì, conosciamo le nostre debolezze e i nostri difetti. Siamo consapevoli della nostra età e del fatto che il numero dei Fratelli sta diminuendo, costringendoci a un processo di ristrutturazione che prevede, tra l’altro, la riduzione del numero delle nostre comunità. Forse è proprio per questo che ci sentiamo chiamati, più che mai, a dare frutti di vitalità, a essere creativi e a rispondere con coraggio ai bisogni emergenti delle nostre comunità. Al di là delle statistiche e delle proiezioni future, il nostro sguardo è rivolto al Signore. Perciò, “anche se il fico non fiorisce e la vite non dà frutto, anche se la raccolta delle olive viene meno e i campi non danno cibo, anche se non ci sono pecore nell’ovile e mucche nelle stalle, io mi rallegrerò nel Signore; mi rallegrerò nel Dio della mia salvezza” (Abacuc 3:17-18). Con la Buona Madre come compagna di viaggio, continueremo a crescere nella fedeltà alla nostra vocazione di fratelli e sorelle. Con il mio affetto e la mia gratitudine per ognuno di voi, vi mando un grande e fraterno abbraccio. Fr. Aureliano García Manzanal Alicante, 2 febbraio

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Il Fratello Superiore Generale supporti Maristi di Champagnat del Libano dopo la tragedia di Beirut

Ernesto Sánchez Barba si è rivolto alle Comunità e Opere Educative di Champville, Jbail e al Progetto Fratelli a Rmeileh Il Fratello Superiore Generale dell'Istituto dei Maristi dell'Educazione, Ernesto Sánchez Barba, ha voluto manifestare direttamente tutto il suo sostegno e la sua solidarietà, e quella dell'intera istituzione religiosa, ai maristi di Champagnat in Libano e accompagnare la popolazione del capitale, Beirut, in questi giorni difficili dopo la tragedia avvenuta a causa dell'immensa esplosione avvenuta nel porto di questa città Il sostegno e l'accompagnamento mostrato da Fr. Ernesto Sánchez è quello che portiamo avanti anche dall'intera Provincia Marista Mediterranea verso i nostri compagni, fratelli e laici, del Libano e per l'intera popolazione libanese colpita. E siamo uniti nella preghiera con loro e con le loro famiglie per superare questa catastrofe il prima possibile. Così, oltre all'azione sul territorio portata avanti da gruppi di volontari della Pastoral de Maristas de Líbano, nonché all'aiuto e all'offerta che viene fatta dalla stessa scuola di Champville, il Fratello Superiore Generale ha indirizzato una lettera alle Comunità e Educational Works a Champville, Jbail e il Fratelli Project a Rmeileh, in cui trasmette quanto segue: "Cari Maristi di Champagnat: Noi, Fratelli del Consiglio Generale, desideriamo esprimere la nostra solidarietà e la nostra comunione con il caro popolo libanese e con tutti voi, dopo aver essere venuti a conoscenza della terribile notizia dell’esplosione avvenuta nel porto di Beirut, che ci ha profondamente sconvolti. Alziamo la nostra sincera preghiera per le vittime, per tutti i feriti e per coloro che hanno perso la casa. Vogliamo anche esprimere la nostra solidarietà alla comunità di La Salle a Beirut, le cui scuole hanno subito gravi danni sia negli immobili che nelle attrezzature, a causa della forte esplosione, in particolare al Collége Sacré-Coeur dei Fratelli a Gemmayzé. Sappiamo che l'impatto e le conseguenze di questa esplosione si aggiungono alla difficile situazione sociale ed economica che il paese sta attraversando, ampliata dalla pandemia del COVID-19, che sta seminando così tanto dolore e sofferenze nel mondo. Siamo ammirati per l'atteggiamento solidale che avete dimostrato nei confronti delle persone che hanno perso la casa. Avete messo a disposizione le aule del “Collège Champville” e di "Nostra Signora di Lourdes" di Jbeil, per le famiglie che in questa situazione hanno bisogno di un tetto. Conosciamo anche il lavoro sociale e di supporto svolto dai capi Scout e Rovers, che collaborano alla pulizia dei quartieri intorno al porto di Beirut. Abbiamo anche conoscenza dei gruppi di vita cristiana (GVX), del Movimento Eucaristico dei Giovanni (MEJ) e altri gruppi di giovani e di ex alunni, che collaborano nella raccolta di aiuti alle persone colpite dall'esplosione. Apprezziamo questi gesti concreti di sostegno alle persone bisognose. Come Famiglia Marista Globale, mostriamo la nostra comunione con tutti i fratelli, laici maristi, educatori, studenti e genitori del Libano e con l'intera Provincia Marista Mediterranea. Siamo uniti a voi nel lutto che vive il paese a causa di questo avvenimento. Chiediamo a Maria, la Buona Madre perché vi accompagni e vi sostenga in questo momento di difficoltà e di incertezza. Lei non vi lascerà mancare la sua protezione e vi sosterrà nella speranza. Fraternamente, Fr. Ernesto Sánchez

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Un Giorno Speciale della Buona Madre

Saluto del Fratello Provinciale in occasione di questo anniversario con il quale commemoriamo la nascita di San Marcellino Champagnat https://youtu.be/p7YV16PcDTI Siamo a maggio, il mese di Maria, un momento in cui celebriamo attorno a questa figura materna e, nello specifico, in cui commemoriamo il 20 maggio il giorno della nostra buona madre. Quest'anno 2020, a causa dell'eccezionale situazione causata dalla diffusione di COVID19, la giornata è vissuta in modo speciale. A questo proposito, il Fratello provinciale dei maristi del Mediterraneo, Juan Carlos Fuertes, che è in prigione a causa della pandemia di coronavirus a Roma, ha voluto inviare un messaggio di celebrazione basato sul riconoscimento e grazie a tutte le persone che compongono il grande Famiglia marista. Descriviamo in dettaglio il contenuto testuale di ciò che trasmette nel suo video: “Un saluto a tutti! 20 maggio 1789. Nasce Marcellino Champagnat in una Francia in piena Rivoluzione. L’epoca che Marcelino visse fu un tempo di grandi cambi sociali, economici, religiosi… E lì, in mezzo a quel momento storico così complicato, egli è capace di dare il suo contributo per creare una società più fraterna con i suoi sogni, le sue capacità, i suoi ideali… Maria, nostra Buona Madre, fu il suo sostegno in ogni momento. 20 maggio 2020. Stiamo vivendo da più di due mesi in un periodo di misure speciali per la pandemia di COVID-19. Le strade, i negozi, i musei si sono svuotati… Siamo rimasti nelle nostre case senza uscire, senza vedere i nostri cari, impossibilitati ad abbracciare i nostri amici e familiari. Le opere educative sono state le prime a chiudere. Così le nostre scuole, le opere sociali, le attività pastorali, hanno perso la loro gioia, la loro forza, la loro vita… Ma solo apparentemente! Non immaginavamo che una situazione del genere potesse accadere. Inoltre, non immaginavamo quale sarebbe stata la nostra risposta. Insegnanti, fratelli e laici, genitori, personale amministrativo e di servizio, catechisti e animatori, scout, educatori e volontari, istruttori… avete dato il meglio in questo momento per mettervi al servizio dei nostri figli e dei giovani.  Con il vostro costante lavoro, con la vostra creatività, con il vostro impegno... con le vostre tante ore messe a disposizione, siete stati in grado di prendervi cura dei nostri figli. Desidero avere un ricordo speciale per i fratelli: per il lavoro che avete continuato a fare, cercando di facilitare, coordinare, supportare direttamente o indirettamente ogni lavoro, ogni progetto e i rispettivi Consigli dell’Opera. Né immaginavamo la risposta dei nostri bambini e dei nostri giovani. Ci avete mostrato la vostra grande capacità di adattamento, la vostra accettazione della situazione (qualunque essa sia), ci avete insegnato che la difficoltà si supera sempre con forza e gioia, avete agito collaborando in ogni momento. Con voi, tutto è stato più facile. A tutti voi vorrei esprimere il mio apprezzamento e il mio ringraziamento, a nome mio e a nome di tutti coloro che formiamo questa Famiglia Marista Mediterranea. E ora, per il futuro c’è speranza? Dice Papa Francesco: «Possiamo avere tanti problemi, tante difficoltà, ma quando siamo di fronte a un bambino sentiamo il bisogno di sorridere, di essere semplici, perché ci troviamo di fronte alla speranza: un bambino è la speranza!» In questi mesi ci siamo resi conto che tutto è collegato, che ciò che accade in una città all’altra parte del mondo, ha conseguenze in casa nostra. Ci siamo anche resi conto che possiamo generare ambienti sicuri e sani intorno a noi, se agiamo prendendoci cura degli altri. Inoltre, in questi mesi abbiamo inventato nuovi modi per educare, relazionarci, prenderci cura di noi stessi, fare sport, fare pastorale… proclamare il Vangelo di Gesù. Potremmo dire che siamo andati oltre i limiti che già conoscevamo, che abbiamo attraversato i confini di ciò che già sapevamo, che siamo stati più universali, perché per Maristi tutte le diocesi del mondo rientrano nelle nostre vedute (come direbbe Marcellino). La speranza di Marcellino era un mondo di fraternità. A questo ha dedicato tutte le sue forze. Oggi, in questo mondo dove tutto è connesso, saremo in grado di inventare nuove vie del Vangelo, nuovi modi di prenderci cura gli uni degli altri, nuovi percorsi per essere fratelli, nuovi percorsi di fraternità? Insieme ce l’abbiamo fatta. Insieme ce la faremo. Maria, la nostra Buona Madre, sarà il nostro sostegno in ogni momento. GRAZIE per il cammino che facciamo insieme, perché continuiamo a vivere il sogno di Marcellino oggi! Un grande, grande abbraccio a

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